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Giustiniano : il sogno di un impero cristiano universale / Pierre Maraval ; traduzione italiana a cura di Lucia Visonà, 21 editore, 2017
Giustiniano : il sogno di un impero cristiano universale / Pierre Maraval - Copertina, foto di Stefania Manni

Giustiniano : il sogno di un impero cristiano universale / Pierre Maraval

Giustiniano : il sogno di un impero cristiano universale / Pierre Maraval ; traduzione italiana a cura di Lucia Visonà, 21 Editore, Palermo 2017, 432 pp., URL: http://www.21editore.it/giustiniano.php

Giustiniano diviene imperatore romano d’Oriente nel 527. Nel corso di circa quarant’anni, il sovrano di Costantinopoli perseguì un unico obiettivo: riformare, espandere, unire il suo impero nella stessa confessione cristiana e farne la maggior potenza del mondo mediterraneo.

Recensione di Domenico Salamino

Importante e necessario questo lavoro di Pierre Maraval, pubblicato ora in Italia da 21editore per la collana Aspettando i Barbari a cura di Giusto Traina, nella quale compare un altro suo importante saggio, I figli di Costantino edito nel 2015. Professore emerito di Storia delle Religioni alla Sorbona di Parigi e di Storia antica all’università di Strasburgo, Pierre Maraval è noto per aver tradotto e commentato numerosi testi di patrologia e di storici bizantini di età giustinianea. Degni d’attenzione i saggi monografici su Gregorio di Nissa, Eusebio di Cesarea e Socrate di Costantinopoli. Come anche i contributi biografici su Costantino il Grande e Teodosio. Opere quest’ultime di sintesi e aggiornamento, costruite con metodo rigoroso e consolidato, spesso capaci di rendere accessibili, ad un pubblico più ampio, argomenti e questioni che, certamente, sono trattati in modo da non tenere a distanza chi vi può trovare utile ripasso o una guida generale all’approfondimento. Carattere questo che connota anche il lavoro su Giustinano: l’intento divulgativo – condotto con linguaggi misurati, ritmi narrativi sostenibili, scelte tematiche opportune e scansioni cronologiche sapientemente aggiustate – non toglie nulla alla consistenza storiografica. Di Giustiniano se ne restituisce e se ne traccia l’eminente figura e personalità sullo sfondo del contesto e degli eventi, ricostruendo un panorama articolato e complesso di relazioni e funzioni.

L’edizione italiana del Justinien di Maraval, presenta un indice ricco, articolato e puntuale. Il libro è suddiviso in tre parti dedicate alla fase di ascesa, affermazione e criticità del regno.

  • Nella prima, l’Autore indaga sul contesto originario, quello dell’affermazione alla corte dello zio Giustino (518-527) al quale, peraltro, si dedica ampio spazio. Anni importanti per Giustiniano, presto destinato ad assumere il potere supremo, già prima della morte del parente, presso il quale ebbe l’opportunità di misurarsi con le problematiche connesse all’esercizio delle funzioni di Stato, sia in fatto di politica interna che estera. Maraval svolge un’indagine approfondita sul sistema di relazioni e sul complicato meccanismo burocratico all’interno del quale si scioglie la vicenda umana, familiare e di potere dell’emergente nipote dell’Imperatore. Fino a individuare, con l’ausilio di diverse fonti, i motivi e le dinamiche che vedranno la sua salita al soglio più alto; fino a svelare modi, strumenti e tempi con cui si espresse la coreggenza e la successiva assunzione in toto del potere.
  • Seguendo una scansione eminentemente cronologica, la seconda parte tratta dunque della fase apicale del regno: tra il 527 e il 540 Giustiniano promosse una serie d’interventi tesi all’affermazione delle prerogative imperiali e statali. E’ un periodo fondamentale della storia bizantina. A livello ideologico si tenta di legittimare lo Stato ordinato a immagine delle funzioni gerarchiche celesti. Uno Stato cristiano imperniato sul centralismo e l’eminenza dell’imperatore: tutore del credo e legislatore in terra; paterno, risoluto, fulcro dei principi ideologici; responsabile dell’integrità territoriale; condottiero vittorioso sui miscredenti e i disgregatori dei confini. Una politica, quella di questi anni, attiva su tutti i fronti: quella della ricerca e protezione della vera dottrina della fede; quella indirizzata, con molto dispendio di risorse, alla ripresa delle perdute province romane; quella rivolta al consolidamento delle magistrature e delle strutture militari, ecclesiastiche, amministrative e territoriali.
  • Nella terza parte, sull’effetto, sui risultati e sull’eredità di questo impegno, Maraval imbastisce il racconto relativo agli ultimi venti anni di regno (540-565): tratta delle guerre concluse, sul fronte persiano e su quelli africano e italiano. Dei risultati raggiunti con anni di conflitto che di fatto segnarono la definitiva cesura con il mondo antico. Risultati labili, come avvenne in Italia, appunto, già nel 568 invasa dai Longobardi. Età in cui emergono antiche e nuove tensioni, molte delle quali alle origini di tanti problemi ancora oggi vivi, soprattutto in ambito religioso.

La narrazione di Maraval non è mai scontata: di Giustiniano uomo tenta di ricostruirne identità, pensiero, intenzioni, forze e debolezze. Ne sottolinea lo zelo e l’impegno; le ossessioni e le intolleranze: forza e indizi di fragilità che solo una lettura attenta delle fonti consente di percepire, collocando il personaggio nella coreografia delle voci a lui contemporanee e di quelle che di lui nel tempo ne tramandarono la memoria. Con ottima capacità di analisi, Maraval procede allora alla selezione dei temi: la biografia si allunga alle figure contorno. A Teodora, sovrana consorte, discussa e potentissima; agli strateghi e collaboratori più vicini, come Belisario e Narsete; ai tanti avversari e nemici dell’integrità dello Stato, e quindi dell’Imperatore stesso.

L’Autore – intervistato da Le Figarò histoire  in occasione della pubblicazione della prima edizione francese – ha dichiarato la sua intenzione e cioè quella di tentare una rappresentazione più aderente e corretta dell’Imperatore che si pone ai limiti dell’Antichità, continuatore e ultimo erede del mondo antico e, allo stesso tempo, primo ad affacciarsi, col suo ultimo anelito di romanità, al Medioevo. Lo Studioso intende svolgere un riesame del suo ruolo storico, riportando al lettore i risultati più recenti della ricerca internazionale e offrendo con ciò la possibilità di approcciarsi a un momento cerniera, fondamentale e complesso della storia occidentale, offrendo una sintesi, ma garantendo comunque ampiezza ed esaustività, come conviene a un testo destinato a un pubblico trasversale e attento.

L’imperatore: la sua persona e le sue relazioni; le sue azioni e le reazioni. Maraval tenta di far affiorare tutto quanto connota il tempo di Giustiniano: l’idea altissima, teocratica del dominio e dell’Impero cristiano e universale; la nuova potente immagine dell’autocrate, custode della fede e del diritto: quella del legislatore, dell’ordinatore, dello stratega. Dell’architetto e costruttore, di edifici e città intere: philoktistēs, come Egli stesso si definiva. Perpetuatore dunque della grandezza antica, anzi, rinnovatore di quella.
Tutto questo è cosa ben nota. Maraval allora scava nelle pieghe delle vicende. Non si esime dal rivelare i difetti e gli errori del sistema senza però eclissare quanto è dovuto per verità storica. In ambito religioso, ad esempio, l’idea di rifondare lo Stato su principi eminentemente teologico-teocratici, fu perseguita in adozione di strumenti coercitivi particolarmente forti, discriminatori, persecutori dai risultati tutt’altro che duraturi e stabili. In ambito legislativo l’adozione del Codice, summa e rifondazione del Diritto in chiave cristiana, rappresentò di certo un grande successo e di questo lo Stato ne fece baluardo. Le faticose guerre, delle quali Procopio di Cesarea raccolse la memoria, ebbero tuttavia effimeri risultati come dovettero constatare i successori di Giustiniano.
Nonostante ciò fu sul piano culturale che certamente Bisanzio, dall’età Giustinianea, assurse a modello e paradigma: come per secoli si vedrà in Italia meridionale. Su questo, a dire il vero, ci saremmo aspettati qualche riflessione aggiuntiva. Ad esempio sul destino delle città e dei territori al seguito degli eventi bellici che caratterizzarono, per molti decenni, l’impero. Sulla dissoluzione del patrimonio antico che non fu solo quello di luoghi trasformati materialmente, ma effetto di fenomeni che accelerarono i processi destrutturanti e declinanti già in atto da secoli rispetto ai quali, di fatto, l’amministrazione giustinianea fu prodiga di soluzioni che ebbero effetti permanenti o comunque duraturi su molti piani.

Questa opera di Maraval non è unica nel suo genere. Negli ultimi anni, in Italia, sono apparse le sintesi a cura di Giorgio Ravegnani e Misha Meier: forse più agevoli e con approccio più selettivo. A questi rimandiamo per i dovuti confronti sui contenuti e il metodo. Sarebbe stato certamente utile trovare anche in questo saggio un apparato iconografico e cartografico aggiornato tanto quanto il contenuto, così come invece è presente nei testi degli autori citati sopra. Come pure un puntuale rimando alle risorse disponibili nel web. Cose che ci auguriamo in una prossima riedizione.

Al di là dell’estenuante e troppo teorica attribuzione di valore, l’età di Giustiniano necessita di narrazioni capaci di disvelarne le questioni ancora aperte pur agganciandole ai fatti oramai documentati e assodati. Il pubblico avverte il bisogno di sintesi costruite per stimolare alle domande: lo storico non può esimersi dal compito suo proprio di indagatore scrupoloso e di traghettatore a possibili e non unici itinerari di storia. E dello storico divulgatore, oggi, è certamente apprezzabile il taglio interdisciplinare e trasversale.

Come è già stato detto a proposito dell’edizione francese (Hinard François, Revue des Études GrecquesAnnée 2002 115-1 p. 429 ), quest’opera costituirà ultilissimo compendio per lo studente e un ottimo ausilio, completo, per lo studioso che ha bisogno di riprendere in mano l’argomento. Credo sia altrettanto utile per il lettore che desidera approcciarsi con curiosità a un momento imprescindibile della storia mediterranea, tanto è capace, Maraval, di guidare ai temi sollecitando l’interesse per le diverse questioni.

Importante questa traduzione di 21editore: il saggio di Marval ha il merito di offrire una sintesi rigorosa e di metodo. E ha il merito di condurre all’approfondimento di quello che si voleva fosse il modello, non il sogno, dell’impero universale, teocratico e autocratico.

 

Letture consigliate

Dihel Ch., Justinien et la civilisation byzantine au VI siècle, Paris 1901;

Mazal O., Justinian I und seine Zeit, Geschichte und Kultur des Byzantinischen Reiches im VI Jahrhundert, Köln 2001;
Misha M., Giustiniano, Bologna 2007;

Ravegnani G, Giustiniano, Teramo 1993;
La corte di Giustiniano, Roma 1989;
Soldati e guerre a Bisanzio: il secolo di Giustiniano, Bologna 2009;
I bizantini e la guerra. l’età di Giustiniano, Milano 2015;

 

Domenico Salamino è laureato in Conservazione dei Beni Culturali e ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Storia antica e Archeologia, Storia dell’arte presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si occupa principalmente di Storia Architettura e della città medievale e bizantina,  iconografica cristiana. E’ docente di Storia dell’Arte presso l’Istituto Venezia – Scuola di lingua e cultura italiana; collabora con la Fondazione Terra d’Otranto e con Storia Digitale| Contenuti online per la Storia. E’ autore di ItinerarArte.it.
Tra le sue pubblicazioni:  Dominio, città, cattedrale. Terra d’Otranto tra età bizantina ed età normanna, Phd. Thesis (XXIII ciclo), Università Cà Foscari di Venezia, Venezia 2011;  Il capitello dell’aquila leporaria nella cattedrale di Taranto. L’itinerario contemplativo dell’anima, in «Il Delfino e la Mezzaluna», 3 (2014), pp. 15 – 47;  Potere, territorio, città: appunti dalle ricerche sulla città meridionale bizantina, in  In ricordo di Ennio Concina, Atti della Giornata di Studi (Venezia, 15 maggio 2016), a cura di D. Calabi e E. Molteni, in «Ateneo Veneto», 13, 1 (2014), pp. 205 – 213;  Prima della cattedrale normanna, la chiesa ritrovata e la città di Taranto altomedievale, in «Il Delfino e la Mezzaluna», 4-5 (2016), pp. 1 – 29;  La città e la sua immagine in Apulia et Calabria tra VI e X secolo. Il caso di Taranto, in L’immagine della città, la città delle immagini, Atti del Convegno Internazionale (Bari, 15 – 19 giugno 2016), in «Thiasos. Rivista di archeologia e architettura antica» (2017 – in corso di pubblicazione);  Taranto e la guerra Greco-Gotica: narrazioni, strategie e questioni, «Il Delfino e la Mezzaluna», 6-7 (2018), pp. 35-83.