Living Large Argonne's First Computer
AVIDAC was the first digital computer at Argonne National Laboratory, and began operating in 1953.

Storia e Internet

La storia è probabilmente tra le discipline che maggiormente soffre del livellamento di contenuti esistente in Rete. In particolare, l’ambito cronologico disciplinare riguardante il Medioevo ha in sé una doppia valenza, un medioevo scientifico, impegnato nell’interpretazione delle fonti per ricostruire società e istituzioni del passato, contrapposto ad un medioevo fantastico che dall’Ottocento affascina amanti di streghe e cavalieri. E’ sufficiente interrogare un motore di ricerca su qualsiasi tema storico per essere inondati da siti di varia natura, dalla storia disciplinare a quella locale oltre ai molti siti di storia tematica, la maggior parte dei quali realizzata o curata da non professionisti.[1]

Forse è per questo che la ricerca ed i suoi prodotti continuano a seguire la tradizionale via della carta stampata riproponendone le caratteristiche anche nel web, nel timido e tardivo affacciarsi di Università e Centri di ricerca europei nella Rete globale. Il ritardo del medioevo scientifico europeo in Rete e quindi della più larga e tempestiva diffusione dei risultati della ricerca storica ha lasciato ampio spazio alla storiografia anglosassone, spesso colpevolmente incompleta come ben dimostra, ad esempio, la bibliografia dell’età Carolingia sul sito della Western Michigan University, in cui sono elencati unicamente testi in lingua inglese e colpevolmente tralasciate le pubblicazioni della scuola tedesca, francese e italiana, determinante in questo settore.[2] Esempi del genere sono alla base dello scetticismo della comunità scientifica sulle risorse digitali lasciate ai margini, quasi come sottosettore per pochi iniziati tra i quali spesso si crea una sterile circolarità di rimandi e citazioni.

Risorse online per medievisti

Dei due rami proposti dallo sviluppo delle tecnologie dagli anni Settanta in poi, quello maggiormente sviluppato è stato quello dell’archiviazione e dell’informazione sfruttando le considerevoli capacità delle memorie digitali e la possibilità di accedervi da qualunque distanza, anziché la produzione di nuove conoscenze storiche.[3] Infatti, reperire e consultare le risorse primarie e secondarie a prescindere dalla loro ubicazione fisica è il traguardo posto dall’innovazione telematica al servizio della ricerca storica. Gli strumenti telematici utili al ricercatore possono perciò avere una prima distinzione in risorse che indicano gli strumenti con cui reperire la documentazione, come motori di ricerca, indici e banche dati bibliografiche, e risorse che ne permettono l’accesso attraverso banche dati testuali e testi online.

Strumenti di reperimento delle risorse

La proposta in ambiente elettronico del tradizionale catalogo a schede OPAC, Online Public Access Catalogue, è stata certo per gli storici, come per gli studiosi di qualsiasi altra disciplina una risorsa di primaria importanza per la localizzazione di fonti storiografiche, reperibili attraverso un’amichevole maschera di ricerca che permette il recupero dell’informazione da diverse tipologie di cataloghi o tra più cataloghi. In linea troviamo cataloghi di grandi e piccole biblioteche, OPAC collettivi o integrati, MultiOPAC, MetaOPAC che permettono di interrogare più cataloghi bibliografici contemporaneamente. Ad esempio, una guida alla scoperta degli Opac europei, completa di informazioni catalografiche in più lingue è The European Library, , nata dall’esperienza di Gabriel, Gateway to Europe’s national libraries, raccoglie le informazioni sulle maggiori biblioteche nazionali europee e sui loro cataloghi, mentre un indice di biblioteche di tutti i Paesi è fornito da Libweb Library Servers via WWW Un repertorio aggiornato di biblioteche italiane è curato dall’Associazione Italiana Biblioteche, AIB sul proprio sito, inoltre, per l’Italia è attivo dal 1992 il Servizio Bibliotecario Nazionale, SBN  in cui confluiscono cataloghi di biblioteche di differenti tipologie, suddivise per poli locali a loro volta collegati all’indice SBN dell’ICCU che gestisce l’intero progetto di un catalogo unico nazionale. Per i periodici italiani e stranieri posseduti da alcune biblioteche italiane è interrogabile attraverso una semplice maschera di ricerca il Catalogo Italiano dei Periodici ACNP, Archivio Collettivo Nazionale Periodic Invece, per individuare le fonti d’archivio ci si può avvalere del portale italiano per l’accesso alle informazioni archivistiche, ARCHIVI– portale ufficiale dell’Amministrazione Archivistica Italiana. Anche i cataloghi di biblioteca hanno subito una rivoluzione telematica, inglobando differenti tipologie di risorse, analogiche e digitali con differenti modalità di consultazione e su diversi supporti, divenendo così un valido strumento di orientamento bibliografico attraverso diversi punti di accesso in grado di offrire risultati talvolta inaspettati da una semplice interrogazione di ordine semantico.

L’imprevedibilità della risposta automatizzata può effettivamente ampliare le prospettive di ricerche, richiamando risultati pertinenti ma non attesi, purché sia poi l’utente a selezionare i risultati, operazione non semplice di fronte ad un numero considerevole di risultati anche per gli appassionati di serendipity. Lo stesso utilizzo di concetti basilari dell’information retrieval per semplificare e agevolare la ricerca in banchedati e in Rete non è sufficiente al recupero dei soli risultati pertinenti, una quantità di rumore è sempre ammessa nel rapporto tra richiamo e precisione, alla base di qualunque interrogazione,  Sono in particolare i cosiddetti motori di ricerca generalisti a rispondere con enormi quantità di risultati recuperati nell’intera Rete e selezionati in base a parametri automatizzati. Nel caso di ricerche settoriali, come la storia medievale il recupero dell’informazione è difficilmente all’altezza delle aspettative dello storico anche in caso di selezione da parte di operatori in carne ed ossa perché comunque non in grado di valutare le risorse specifiche della disciplina.[4]  Possono rivelarsi più utili i motori di ricerca circoscritti, i LASE, Limited Area Search Engine, generalmente realizzati in ambito accademico, quindi da esperti, che limitano l’area di ricerca ad un numero controllato di pagine rispondenti al profilo richiesto per i diversi gradi di ricerca. Per il campo storiografico si citano il non più attivo Argos, Limited Area Search of the Ancient and Medieval Internet ideato dall’Università di Evansville, concentrato maggiormente sulle risorse del mondo classico e sulle realizzazioni nordamericane,[5] e l’italiano La Storia Consorzio italiano per le discipline storiche online ospitato dall’Università di Pavia, ugualmente non aggiornato dal 2000. Scopo del progetto era di riunire i principali siti italiani con caratteristiche di e-journals o di gateways in un’associazione, al fine di promuovere iniziative come un motore di ricerca di tipo LASE, convegni e incontri periodici, promozione di politiche di sviluppo dell’editoria digitale scientifica, di servizi per la didattica e per la ricerca. Più funzionale, sebbene non specifico per la storia medievale, è il motore di ricerca per le scienze sociali In-extenso, già Aleph. Moteur de recherche pour les Sciences  humaines. Un limite di questi strumenti è però di delimitare troppo la ricerca, escludendo magari nuove risorse per mancanza di aggiornamento. Per una ricerca più mirata gli studi sul medioevo possono avvalersi di repertori delle risorse presenti in Rete che indicizzano e catalogano per settori le realizzazioni e i documenti dedicati alla ricerca medievale, attraverso links di collegamento.

Tra i repertori spiccano gli americani The Labyrinth e NetSerf entrambi consorziati con Argos. The Labyrinth, Resources for Medieval Studies, curato fin dal 1994 dalla Georgetown University è articolato in varie sezioni: la Library (distinta in Auctores et fontes, e in Scripta moderna), i Subjects principali (distinti in National cultures; International culture, che rubrica settori generali come Archaeology, Arts, Latin, etc.; e Special Topics), i Text, image and archival Databases, l’Electronic Center (che enumera le liste di discussione e i siti che pubblicano materiali informali), risorse didattiche e liste di istituzioni di ricerca e di editori presenti nella rete. NetSerf, The Internet connection for Medieval resources, curato dal Department of History della Catholic University of America è suddiviso in sezioni, dall’archeologia alla musica. Più specifico è invece Byzantine & Medieval links Index di Paul Halsall della Fordham University di New York che però tende a premiare le realizzazioni digitali nordamericane a scapito di quelle europee. Tra queste ultime spiccano l’On-line Sources for Historians in the U.K. e Medieval Studies, che è la pagina specializzata dello HUMBUL, The HUManities BULletin board, una rivista elettronica, edita dalla Oxford University, dedicata alle applicazioni dell’information technology alle scienze umane ed il tedesco Historische Ressourcen im Netz: Mittelalter, molto ricco, aggiornato e attento a censire non solo le risorse americane ma innanzitutto le realizzazioni europee. Il sito offre elenchi di links quasi sempre accompagnati da un commento ed è articolato in varie sezioni dedicate alle fonti, ai manoscritti, alle banche dati bibliografiche, a tematiche specifiche, alle principali regioni europee medievali, alle discipline ausiliarie, alle istituzioni e ai progetti di ricerca, agli archivi, alle riviste elettroniche e ai siti della medievistica tedesca. Ancora,il non più aggiornato Index of Resources for Historians, curato dai Dipartimenti di storia della University of Kansas e della Universität Regensburg: elenca siti di interesse storico distinti per aree geografiche e periodi storici, e Ménestrel. Un portail pour les médiévistes, un repertorio critico di risorse in linea.In generale le risorse europee sulla storia medievale sono ben presentate nella The WWW Virtual Library il vasto progetto avviato da Tim Berners Lee che offre elenchi di risorse suddivise su base geografica e cronologica, tra cui Italian Medieval History curata da Serge Noiret. Il repertorio di risorse elettroniche sulla storia medievale afferente al progetto VL è certo il più completo ed saustivo se non altro perché indica chiaramente i criteri di valutazione adottati dai curatori, studiosi della materia, per suddividere i siti presentati in tipologie distinte. La formulazione di repertori di risorse elettroniche per gli studi storici ha avuto negli ultimi anni una inattesa fortuna anche in Italia, coinvolgendo soprattutto le comunità accademiche, come ad esempio dimostra la pagina del Dipartimento di storia dell’Università di Parma che elenca le “Risorse on line per la storia medievale” a cura di Marina Gazzini alle pagine non più aggiornate di Medioevo preso in rete: una guida selezionata alle risorse telematiche per lo studio e per la ricerca curate da Andrea Zorzi sul sito del Pim dell’Università di Firenze. All’interno delle iniziative accademiche sono da aggiungere le attività di Reti Medievali e Scrineum che pur essendo iniziative di associazioni private rimangono espressioni di comunità accademiche: “Le discipline editoriali: paleografia, diplomatica, codicologia”, a cura di A. Ghignoli. e “Repertorio critico di risorse digitali per gli studi di storia della scrittura latina e della produzione manoscritta nel Medioevo”, a cura di G. De Angelis. Inseriti in repertori generici o specialistici si trovano spesso gli utili repertori di periodici elettronici, forse oggi il vero punto d’incontro tra ricerca scientifica e diffusione, soprattutto nella sfera delle cosiddette scienze esatte dove disintermediazione e diffusione sono esigenze più che facilitazioni come è per le scienze umanistiche. Ciò nonostante sono numerose le riviste di interesse umanistico concepite come prodotti digitali, di solito entro circoli accademici per comunicare risultati di ricerca con il rischio di tralasciare il lavoro dell’editore che il web pare aver estromesso dalla catena documentaria: selezionare, valutare, editare, validare.

Repertori generici di periodici elettronici sono gli statunitensi Directory of Scholary Elettronic Journals and Accademic Discussion Lists, realizzata da ARL, Association of Research Libraries, che dispone di un indice di soggetti tra cui Arts and Humanities e NewJour. Dedicato agli studi storici è il repertorio The History Journals Guide dello storico Stefan Blaschke e un repertorio di riviste di storia medievale completo è curato da Andrea Barlucchi sul sito di Reti Medievali, in cui è indicata la natura del prodotto, digitale o analogico o ancora la doppia versione e la disponibilità di full-text online. Quelle sopra citate sono solo alcune delle iniziative repertoriali esistenti nel web, eppure molti dei repertori online non aggiungono informazioni sostanziali a quelle già individuabili in altri siti ed il desiderio di non deludere l’aspettativa dell’utente, di trovare nella stessa pagina percorsi di ricerca completi della fonte, spesso produce una sorte di sindrome da riempimento. I repertori diventano un elenco di tipologie confuse o risorse non idonee dimenticando l’esistenza di guide alle risorse digitali su carta, come ad esempio The History Highway. A guide to internet resource per non presentare elenchi scarni o peggio voci senza link, inoltre spesso manca la data di aggiornamento, il nome del curatore e soprattutto gli standard seguiti per la definizione delle tipologie e la validità della fonte repertoriata.

Casi ancor più frequenti sono quelli di bibliografie circoscritte ad argomenti specifici per la storia medievale che troppo spesso contengono unicamente risorse online, come se ciò che non è immediatamente reperibile in formato telematico fosse destinato all’oblio, mentre sono utilissime le bibliografie complete di risorse analogiche e digitali aggiornate da studiosi, come la Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon, Bibliotheca Cluniacensis novissima o De Statutis. Bibliografia Statutaria Italiana. Nonostante da anni si auspichi lo sviluppo di linee guida per la valutazione delle risorse online ad oggi mancano standard riconosciuti per l’individuazione e la valutazione delle risorse digitali. Sono state presentate schemi e griglie di valutazione adattate al settore da alcuni studiosi come.[6] Più recentemente Guido Abbattista e Riccardo Ridi hanno coordinato il Workshop su studi storici e biblioteche digitali, La valutazione delle risorse digitali: biblioteche ibride e studi storici, tenutosi a Firenze nella primavera del 2001, definendo alcuni criteri necessari alla valutazione dei siti di interesse storico, all’individuazione delle suddivisioni delle tipologie, alla pretesa esaustività all’aggiornamento e all’usabilità.[7]

L’individuazione e localizzazione dei documenti utili alla ricerca storica attraverso cataloghi elettronici, repertori, bibliografie ha come fine ultimo l’accesso alla fonte. L’accesso alla risorsa e la sua fruizione completano il percorso di ricerca dello storico nella Rete e rappresentano la reale aspettativa di ogni ricercatore impegnato nelle discipline umanistiche, che navighi nel Web come in un gigantesco reticolo di links di un infinito ipertesto. Le iniziative avviate per rendere fruibile il testo intero negli ultimi anni sono molteplici, dal già citato Codice della Lombardia medievale (secc. VIII-XIII) alla futuribile biblioteca digitale Google Books in via di realizzazione grazie ad un accordo tra i fondatori del motore di ricerca Google, Lary Page e Serghey Brin, e le Università di Oxford, Harvard, Stanford con la Michigan e la New York Public Library per digitalizzare le loro raccolte e renderle disponibili su Internet.

 

 


[1] Corrao, [2000]

[2] Sergi, [1998], p. 13-14

[3] The Carolingians, [1997]; Corrao [2000]

[4] Vitali, [2004a], p. 71-73

[5] Zorzi, [2001]

[6] J. Alexander e M. Tate, [1999]

[7] Abbattista,[2001]

Tratto da

Le biblioteche digitali per gli studi medievistici / Stefania Manni tesi di Laurea Magistrale discussa all’Università di Ca’ Foscari nel 2005, relatore Riccardo Ridi. LS/5 ARCHIVISTICA E BIBLIOTECONOMIA

 

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